Confessioni di Diego Martínez: retroscena e tensioni nel Boca Juniors

Diego Martínez si apre sul rapporto con Cavani e altre stelle del Boca Juniors, svelando tensioni e legami intensi con la squadra e la dirigenza.

Diego Martínez, ex allenatore del Boca Juniors, si racconta e svela dettagli inediti del suo rapporto con i grandi nomi del club, a partire da Edinson Cavani. L’allenatore, che ha lasciato il club poco più di un mese fa, ha deciso di fare chiarezza su alcune dinamiche interne. Durante una lunga intervista, Martínez ha parlato della sua relazione con il Consiglio del Calcio del Boca e con alcune delle principali figure della squadra. Tra queste, spicca proprio Cavani, che dopo la sua partenza è diventato capitano.

Discussioni e professionalità: il rapporto con Edinson Cavani

Martínez ha speso parole di elogio per El Matador, descrivendolo come un atleta professionale e attento al suo ruolo. Tuttavia, ha ammesso che tra loro non sono mancate le divergenze. “Con Cavani abbiamo avuto alcune discussioni sul modo di affrontare certe situazioni di gioco e su alcuni aspetti legati alle regole in campo,” ha rivelato Martínez. Cavani, forte della sua lunga esperienza internazionale, ha spesso espresso il proprio punto di vista, portando a confronti serrati con l’allenatore. “È un professionista esemplare, conosce bene i suoi limiti ed è molto attento al proprio stato fisico. In campo, ha dato sempre il massimo e si è integrato perfettamente con la squadra,” ha detto Martínez, aggiungendo che avrebbe voluto avere simili scambi anche con altri giocatori della rosa.

Parole su Rojo, Fabra e Pol Fernández

L’intervista non si è fermata a Cavani. Martínez ha voluto elogiare anche Marcos Rojo, uno dei leader del Boca, raccontando la determinazione con cui il difensore affrontava ogni allenamento: “Rojo si allena con una grinta incredibile, come se ogni giorno fosse una finale di Coppa del Mondo. Per me, avrebbe potuto tranquillamente fare parte della nazionale di Scaloni.” Questo legame speciale con Rojo è stato uno degli aspetti positivi della sua esperienza al Boca, nonostante non abbia potuto godere a lungo della sua presenza in squadra.

Anche Frank Fabra, terzino sinistro del Boca, è stato al centro delle riflessioni di Martínez. L’allenatore ha raccontato di aver trovato Fabra in un momento delicato, a causa di problemi personali e della sua possibile partenza dal club. “Quando è rimasto, abbiamo deciso insieme di lavorare con pazienza per farlo tornare al meglio. La sua disponibilità e il suo impegno sono stati davvero esemplari,” ha raccontato Martínez, riconoscendo in Fabra un giocatore di grande valore e professionalità.

Per quanto riguarda Pol Fernández, che aveva il ruolo di capitano sotto la sua guida, Martínez ha evidenziato alcuni aspetti meno positivi. Con la temporanea assenza di Pol, l’allenatore aveva riorganizzato il centrocampo, facendo spazio a giovani come Colo Saralegui, Medina e Kevin Zenón, e trovando una nuova fluidità nella squadra. Al ritorno di Pol, però, è stato necessario un riassetto che, a detta di Martínez, ha creato alcune tensioni tattiche.

Relazione con il presidente Riquelme e il Consiglio del Calcio

Diego Martínez ha dedicato parole di stima e rispetto anche a Juan Román Riquelme, presidente del Boca Juniors, e alla sua gestione delle dinamiche interne al club. Pur descrivendo la relazione con Riquelme come “buona e normale,” Martínez ha raccontato che il presidente non ha mai interferito nelle sue decisioni tecniche. Tuttavia, ha espresso il desiderio di aver avuto più occasioni per dialogare con Riquelme su questioni calcistiche, oltre alle discussioni formali legate ai ruoli istituzionali. “Mi ha cercato lui per questo incarico e non gli sarò mai abbastanza grato. Mi ha dato la libertà di lavorare e, allo stesso tempo, ha condiviso con me alcuni consigli derivati dalla sua esperienza come giocatore.”

L’esperienza di Martínez al Boca Juniors rivela una visione sfaccettata e profonda dei rapporti tra allenatore, giocatori e dirigenza in un grande club. Tra tensioni e confronti sinceri, l’ex allenatore ha mostrato quanto il calcio possa essere non solo un mestiere, ma anche un luogo di crescita umana e professionale.

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