Buffa chiarisce subito la natura collaborativa del libro: «Il libro è frutto di un lavoro condiviso con Fabrizio Gabrielli, uno scrittore che conosce l’Argentina in profondità e ha già dimostrato il suo talento in opere dedicate a Messi. L’idea alla base è quella di un viaggio nel Novecento argentino, un secolo di vicende e passioni, raccontato attraverso la vita di tre leggendari calciatori: Renato Cesarini, Omar Sivori e Diego Maradona. Tre campioni con origini italiane che, con le loro carriere, hanno scritto pagine memorabili del calcio argentino e italiano». Questo viaggio attraverso il calcio si intreccia con gli eventi storici e sociali di un Paese complesso e affascinante, portando alla luce non solo i protagonisti sportivi ma anche l’anima argentina.
Gli argentini e l’amore per il calcio
Buffa ci introduce a un’idea affascinante: «Gli argentini sostengono di aver inventato non solo il calcio come gioco, ma soprattutto l’amore per il gioco, una dimensione più profonda e passionale che va oltre le regole stesse del campo. Sebbene il calcio sia stato introdotto dagli inglesi già nel 1867, quando si giocò la prima partita nel Paese, furono gli argentini a farlo proprio, trasformandolo in qualcosa di unico». È un’affermazione audace, ma il racconto di Buffa mostra come in Argentina il calcio abbia assunto una rilevanza culturale senza precedenti. All’inizio del Novecento, gli argentini svilupparono un modo di giocare spettacolare, in cui il controllo della palla diventava espressione artistica. Questa passione è così forte che il calcio entra persino nella musica e nella letteratura del Paese. Nel celebre tango degli anni ’20, ad esempio, il musicista Carlos Gardel cita il calciatore Luisito Monti, che poco dopo sarebbe stato ingaggiato dalla Juventus, inaugurando un capitolo di storia del calcio in Italia.
Una fusione di calcio, tango e vita argentina
Buffa racconta che negli anni ’20 e ’30, il calcio diventò un linguaggio condiviso nella società argentina. L’espressione “gambetear con la pobreza” (dribblare la povertà) è un esempio di come il calcio, il tango e la vita quotidiana si intrecciassero nella cultura popolare, specialmente durante i tempi difficili. Buffa riporta l’aneddoto di uno spettatore argentino che, dopo aver assistito al suo spettacolo teatrale, gli ha confidato il desiderio di far ascoltare agli argentini il racconto positivo del proprio Paese, spesso oscurato dalla malinconia e dall’autocritica. Per Buffa, seguire l’evoluzione del calcio in Argentina significa anche seguire la traiettoria di un Paese che ha vissuto momenti gloriosi e tragedie, e che continua a raccontare se stesso attraverso il pallone.
L’evento di presentazione a Lugano
Il libro, insieme all’omonimo spettacolo teatrale, rappresenta una narrazione diversa della storia argentina, e Buffa non nasconde l’entusiasmo per la prossima presentazione, organizzata da laRegione. Il 4 novembre, nello Studio 2 della RSI a Lugano, Buffa e Gabrielli discuteranno del libro insieme a Stefano Ferrando, Daniel Ritzer e Stefano Marelli. Sarà un’occasione unica per approfondire il legame tra calcio e cultura argentina, un viaggio emotivo attraverso un secolo di storia e passione, capace di catturare anche i lettori e gli spettatori meno appassionati di calcio.